venerdì 8 maggio 2020

STEP#14-Nell'Ottocento

Sistemi fognari a Torino e in Europa nel diciannovesimo secolo:

La gestione delle acque sporche costituì da sempre un problema per le grandi città, sopratutto durante le rivoluzioni industriali, in cui si registravano dei forti incrementi demografici. A Torino, nell'Ottocento, e in altri grandi centri abitati europei, erano molto diffusi i pozzi neri, ovvero dei luoghi in cui venivano temporaneamente depositati i materiali di scarico delle abitazioni. Questa tecnica aveva delle gravi conseguenze ambientali, tra le quali l'inquinamento del terreno e delle falde acquifere. Di conseguenza, sopratutto nei quartieri malfamati delle città, in cui le condizioni igieniche erano veramente scarse, si diffusero numerose epidemie come il tifo, il colera ecc..
Tale evento storico, a Londra, viene ricordato con il seguente nome, " la grande puzza", e perdurò dal luglio del 1858 all'agosto dello stesso anno. Le acque reflue avevano infestato le strade della città e i politici furono costretti a rinnovare il sistema fognario.
Anche a Torino, dopo anni di dibattiti tecnici e politici tra il 1883-1893 venne installata una rete fognaria moderna a doppia canalizzazione, una per le acque piovane e una per le acque di scarico.

Vignetta del giornale "The times", 1855. Denuncia l'inquinamento del Tamigi.
Gustave Doré (1832-1883), pittore francese, "I bassifondi di Londra".
L'artista con i suoi dipinti voleva mostrare le gravi condizioni in cui le persone vivevano.

L'invenzione della doccia meccanica:

Tra la fine del 1700 e l'inizio del 1800, in campo medico, vennero fatti dei grandi passi in avanti e di pari passo con le conoscenze batteriologiche si sviluppò l'idroterapia, ovvero la cura del corpo tramite l'utilizzo dell acqua. Nel 1767 il costruttore inglese William Feetham progettò il primo modello di doccia meccanica che consisteva in due parti, una inferiore e una superiore, collegate da dei bastoni. La prima era costituita da un catino, la seconda da un serbatoio che faceva scendere l'acqua. Questa invenzione consentiva anche un notevole risparmio di risorse idriche poiché l'acqua che finiva nel catino poteva essere riutilizzata.


Tuttavia la figura alla quale viene attribuito il merito di aver reso le docce un bene non solo esclusivo delle classi agiate ma collettivo fu il chirurgo francese Merry Delabost (1836-1918), il quale ebbe un intuizione geniale. Egli era il medico ufficiale del carcere di Rouen e un problema ricorrente nei carceri di allora era l'igiene, poiché erano luoghi in cui centinaia di uomini erano ammassati in condizioni malsane che favorivano malattie e infezioni. I bagni non erano in grado di ospitare tutte quelle persone e l'acqua era un bene costoso, così Delabost nel 1872 propose l'installazione di docce collettive, per lavare un gran numero di persone rapidamente e con un consumo idrico minore.
Negli anni successivi le docce vennero rese obbligatorie in tutte le strutture penitenziarie e anche negli eserciti, e pian piano iniziarono ad essere installate anche nelle abitazioni private.


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